L’Arena estiva del TBM è un insieme di linguaggi che invogliano la platea a mettersi comodi e ad assistere agli spettacoli sotto un manto di stelle che amplifica le luci delle scene. Dal 25 al 30 luglio il racconto teatrale prosegue tra musica, inchieste e classico
“Autobiografie di ignoti ovvero Barnum”, Le belle bandiere con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Comune di Russi, apre la settimana martedì 25 luglio per la drammaturgia e la regia di Elena Bucci. La stessa regista reciterà sul palco del TBM accompagnata dalle musiche originali ed eseguite dal vivo dal pianista Fabrizio Puglisi. Seduta ad un tavolino di un bar, che forse è il mio e forse no, guardo la gente che passa, beve, parla, beve, tace, guarda, pensa, beve, ride, se ne va. Nel mio bar, perché è mio, è sempre notte tarda, poco prima della chiusura, quando gli ignoti appaiono orfani o profughi, naufraghi dall’Occidente. Fantastico sulle loro vite, su tutte le infanzie e tutte le morti. Intravedo i sogni inquieti e i legami. In loro mi perdo, mi moltiplico, mi dimentico. Una patologia, un difetto? Mi sembrano re e regine, principesse e principi prigionieri dell’incanto. Il bar somiglia al mondo d’Occidente che muore. Dove sono gli assassini? Io sto lì come un vampiro inoffensivo, un affettuoso testimone. Ci sono momenti nei quali ci si pone le inutili inevitabili domande da dove vengo, chi sono, dove andrò e via così. Se l’epoca è particolarmente ostile, può capitare di cadere nella tentazione di tornare nel luogo dove si è nati, in cerca di familiarità e ricordi, calore e scintille di scoperte. In uno di quei giorni che ‘ti prende la malinconia’, capita di canticchiare le canzoni che hanno sancito le emozioni, reinventando le parole per farle coincidere con la propria autobiografia. Sempre canticchiando capita di prendere un treno per il passato, per poi non ritrovare per nulla i luoghi della memoria ormai trasformati, non riconoscere più i volti, non desiderare affatto di incontrare nessuno se non i molti sé che si è stati nel corso del tempo. Se accade però di incontrare una figura familiare eppure sconosciuta, vestita fuori moda e con un quadernetto nero in tasca che ci fa segno di seguirla senza guardarci negli occhi, senza chiedere il nome, può essere che la si segua, per curiosità del mistero o per speranza. Questo signore mi porta ad un vicolo che sfocia nel mare, davanti all’insegna di un bar. Entra e io dietro di lui. Sulle orme dell’amata e sensazionale letteratura della metà dell’800, precipito in un clima dove mi riesce facile non sentire le pareti del mio io e di quello degli avventori. Vengo travolta dai loro pensieri, dalle loro storie, elaboro particolari che trasformano ogni vita in un romanzo. E ogni romanzo ha la sua musica e la sua canzone. Capisco quanto limitato fosse il mio sguardo sugli altri, quanto pericoloso questo bar dove resistenti naufraghi dal mondo d’Occidente si aggrappano ai tavolini come fossero zattere e all’alcool come fosse un abbraccio. Cura del suono e interventi dal vivo Raffaele Bassetti; Luci Loredana Oddone; Lampade Claudio Ballestracci; Assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri.
Mercoledì 26 luglio è il turno della musica con “Culture contro la paura” una produzione Officine della Cultura. L’Orchestra multietnica di Arezzo ospita i Modena City Ramblers. Costituita nel 2007 l’OMA ha tracciato in questi anni di concerti, spettacoli teatrali e laboratori in tutta Italia un percorso di culture e di tradizioni. Un cammino di pace, di nomadismo e di amore per le proprie e per le altrui radici, che dal Nord Africa sale per la Turchia, la Grecia, i Balcani, l’Est Europeo, senza tralasciare l’Asia e l’America, per arrivare fino al nostro Paese, alle coste bagnate da quello stesso Mediterraneo che unisce e allontana i popoli. Oggi un percorso di nuove migrazioni. Cultura e musica significano pluralità, confronto e mescolanza. Questo è il principio ispiratore del progetto che ha portato alla costituzione dell’OMA, valorizzando quanto culture e tradizioni hanno in comune: sapori, ritmi e suoni. L’Orchestra Multietnica di Arezzo ospiterà nel 2023 i Modena City Ramblers, con il loro amore incondizionato per la musica della tradizione popolare: irlandese, scozzese, celtica, klezmer, balcanica e italiana. Un fervido racconto di culture in dialogo, tra tradizione e innovazione, per ribadire con forza un tema a cui l’OMA è legata ormai dal 2018: il valore delle culture, nel loro farsi incontro e confronto, contro la paura delle tante diversità che abitano gli esseri umani, contro l’uniformità e l’omologazione. Culture contro la paura, per l’appunto, come per l’omonima fortunata produzione discografica a firma Orchestra Multietnica di Arezzo nata dall’incontro con musicisti e artisti di rilievo internazionale. Culture contro la paura non è solo un progetto artistico ma è l’invito a prendere posizione lottando culturalmente contro “la paura” che l’OMA rivolge in questo preciso momento storico a chi avverte un brivido lungo la schiena quando sente parlare di muri, di “noi o loro” e di “paura del diverso”.
Domenico Iannacone, giovedì 27 luglio, salirà sul palco del TBM con “Che ci faccio qui in scena”, una produzione ITC2000 | Teatri Molisani. Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che ne accorgiamo. Spesso sono così piccole che bisogna andare a cercarle tra le tante cose che non valgono nulla. Il giornalista si cala quindi nel teatro di narrazione, trasformando le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia. E il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone sul palcoscenico del TBM, che diventa luogo fisico ideale, porta alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie in questo modo riprendono forma, si ani-mano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate. Iannacone rompe le distanze, prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato. Il teatro di narrazione diventa in questo modo anche teatro civile in grado di ricucire la mappa dei bisogni collettivi, dei diritti disattesi, delle ingiustizie e delle verità nascoste. Mentre le immagini aprono squarci visivi, facendoci scorgere volti, case, periferie urbane ed esistenziali, le parole dilatano la nostra percezione emotiva e ci permettono di entrare, come una voce sotterranea, nelle viscere del Paese. Musiche dal vivo e sonorizzazioni Francesco Santalucia; Installazioni video e videomapping Raffaele Fiorella.
“Alice e Giovannino”, produzione Teatro Le Maschere, è uno spettacolo pensato per i bambini e le loro famiglie. Lettura animata da Gianni Rodari sarà in scena venerdì 28 e sabato 29 luglio. Protagoniste Simona Vitale e Natalia Cavalleri. Giovannino Perdigiorno e Alice Cascherina, surreali e poetici personaggi di tante storie di Gianni Rodari, prendono vita con pochi semplici gesti ed oggetti per le voci e i corpi delle interpreti accompagnate dalla chitarra di Tommaso Alfonsi. Il palco così diventa laboratorio di fantasia: proprio come nelle storie di Rodari, anche nella loro resa teatralizzata, il reale, il quotidiano si aprono a visioni “altre”, paradossali ma apparentemente possibili. Abbiamo scelto di mettere in scena le storie di questi due bambini un po’ speciali per il desiderio di abitare assieme al nostro pubblico di piccoli un universo dove si può accedere alle idee alte di integrazione, di empatia, di eguaglianza sociale – di umanesimo, verrebbe da dire – in un modo semplice e diretto, privo di retorica. Lo spettacolo sta tra la lettura e la rappresentazione teatrale, leggero e breve predilige spazi intimi. Musiche dal vivo Tommaso Alfonsi.
La programmazione prosegue venerdì 28 luglio con “Il sesso di colpa – reload” - 25th reunion – in scena dopo 25 anni il pluripremiato Spettacolo Cult, produzione Associazione Culturale ArcadiNoè. Patrizio Cigliano scrive e dirige una commedia in cui è protagonista insieme a Beatrice Fazi e Davide Lepore, con la partecipazione in voce di Oreste Lionello. “Il Sesso di Colpa” è stato un grande successo comico per diversi anni. Il triangolo amoroso che raccontava, immerso nell’ambiente musicale che univa i tre protagonisti, attraversava tutte le possibili dinamiche dell’insicurezza sentimentale, dall’astrologia allo spionaggio alla psicanalisi: classiche derive del tradimento. I tre protagonisti non avevano ancora 30 anni: già adulti, ma ancora fragili rispetto a queste tematiche. E questa Reunion dell’Original Cast ’98, con Beatrice Fazi, Davide Lepore e lo stesso Cigliano (oggi tutti 50 enni) si è trovata di fronte un testo che fondamentalmente non ha avuto bisogno di grandi aggiornamenti: le dinamiche amorose non hanno età e – anzi! – applicarle su personaggi anagraficamente “maturi” rivela in maniera comica e grottesca (ma anche molto drammatica!) la fragilità in cui tutti gli esseri umani possono facilmente cadere, se sprofondano nella agitata dimensione del tradimento. Oltre pochi aggiustamenti, soprattutto di ordine tecnico (nel ’98 i cellulari erano appena arrivati e carissimi), il testo ha ancora immutata e fortissima tutta la sua seria analisi psico/erotica comportamentale di tre esseri umani alle prese con le grandi insicurezze che ogni sofferenza d’amore porta con sé. E se questo accade in ogni età, se quando si è “giovani” c’è l’alibi dell’impreparazione, quando si è adulti si scopre che quell’impreparazione è ancora lì e paradossalmente, a 50 anni, che sia ancora lì fa più male. La Tragedia in Commedia? Probabilmente sì, perché solo in Amore si può piangere e ridere giorno dopo giorno. Una canzone di Celentano degli anni ’60 ci avvisava che “non esiste l’amor, è soltanto una favola!” Probabilmente sarà vero, ma è pur vero che è una favola a cui nessuno vuole rinunciare. Una favola con tutti gli accenti di cui abbiamo bisogno per sentirci davvero vivi. Quando si è innamorati non ci sono mai problemi, si tende a minimizzare tutto per non lasciarci inquinare dalla vita reale. Il mondo che ci si crea è certamente effimero – e in fondo lo sappiamo – ma vogliamo crederci, sempre e comunque. Vogliamo sentirci pieni di vitalità, di energia, di sensualità, di passione, di positività… fino a che… non sorge il primo dubbio: “Mi tradisce?” Da quel momento è la fine, anche perché, in genere, se ci è venuto il dubbio, abbiamo ottime ragioni per dubitare. C’è poco da fare: spunta un misterioso radar, che difficilmente sbaglia! Ecco allora che la favola diventa un incubo, perché… l’altro nega! Perché nega? Basterebbe dirlo: “sì, c’è un’altra persona!” Invece nega e noi abbiamo sospetti, non prove! E cominciamo ad impazzire… Eppure la gelosia ci piace. Ci fa sentire ancor più pieni di vita. Ci fa pensare, congetturare, agire, fare le poste, leggere i cellulari, guardare nei portafogli, ascoltare le telefonate, consultare astrologi, fingere che tutto sia a posto. Tutto con l’eccitantissima consapevolezza del segreto: “ora ti spio e vediamo chi ha ragione”. L’amore non esiste senza gelosia: è necessaria perché è imprevedibile e tutti abbiamo bisogno, ancora, di sorprenderci! E se tutto questo non avviene tra adolescenti ma tra Over 40, la comicità è assicurata! Perché è la stessa cosa, ma a 40 anni si è inevitabilmente più ridicoli… e fa anche più male. Ne “il Sesso di Colpa” tutto si svolge attorno ad un grande letto matrimoniale con lenzuola di Walt Disney. L’ambiente è quello della musica: tutti i personaggi sono musicisti, chi più chi meno fortunato, e per tutto lo spettacolo cercheranno (invano?) di trovare gli “strumenti” per cercare, finalmente, crescere e per non vivere ancora l’amore in un modo infantilmente puerile, nel tentativo di superare quello sbandamento emotivo dei quarantenni. È una commedia brillante, profondamente velenosa nei confronti dell’Amore, dell’età matura, della sincerità. I gustosi rimandi allo stile di Woody Allen (la voce di Dio, non a caso, è del grande Oreste Lionello, alter-ego italiano di Woody), si incrociano nella grottesca nostalgia degli anni ’80 dei personaggi, creando un vero e proprio “saggio” socio-erotico sull’amore e sul Tradimento. Lo spettacolo comprende canzoni di enorme fama, alcune eseguite dal vivo: dai Beatles a George Michael, a Michael Jackson… Si passa dal comico al drammatico, attraverso il grottesco e l’assurdo, in mezzo a cellulari, sassofoni, spartiti e triangoli, perché la musica e la canzone sono da sempre i più diretti veicoli d’amore. Scene Fabiana Di Marco; Aiuto regia Marianna Menga; Foto Alessandro De Luca; Grafica Lillo Carpino.
“Persiani”, produzione Associazione Culturale LAROS di Gino Caudai, da Eschilo, è in programma sabato 29 luglio. Per la traduzione e l’adattamento di Roberto Cavosi, lo spettacolo diretto da Patrick Rossi Gastaldi vede protagonisti Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Silvia Siravo, Alessio Caruso, Alessandro D’Ambrosi e Stefano De Majo. Quest’opera è la più antica tragedia che ci sia pervenuta integra, che vuol dire la più antica opera teatrale che possediamo. “Persiani” rappresenta gli albori del teatro. L’opera presenta caratteristiche tipiche delle tragedie più arcaiche: l’assenza del prologo, il basso numero di personaggi, la semplicità della trama e l’importanza attribuita al coro che qui rappresenta un gruppo di consiglieri del re. Oltretutto è l’unica che tratti un argomento storico anziché rifarsi alla mitologia. In effetti la battaglia di Salamina, combattuta tra persiani e greci era avvenuta appena otto anni prima, nel 480 a.C. per cui senz’altro molti spettatori (compreso, pare, lo stesso Eschilo) vi avevano preso parte. La battaglia tra greci e persiani diventa dunque simbolicamente la guerra tra un re dispotico (Serse) incapace di frenare la propria tracotanza (hybris) e il sistema democratico ateniese, dove era il popolo a esercitare il comando. Tragedia che per noi, ora, sembra scritta direi “domani”. L’attualità dei concetti delle parole e delle disfatte politiche dei personaggi rappresentano la nostra posizione dell’uomo contemporaneo, se di umano si può ancora parlare. Il finale per giunta ha un sapore beckettiano dove l’azione si trasforma in attesa che blocca totalmente fisico e mente. L’ultima frase, messa in bocca allo spettro di Dario, risulta più attuale della nostra contemporaneità: “ci sono confini che non si possono superare… la tracotanza miete solo spighe di rovina e raccoglie frutti di pianto…”. Scene e costumi Annalisa Di Piero; Musiche Francesco Verdinelli.
“Casalinghi disperati”, produzione La Bilancia, conclude l’intensa settimana domenica 30 luglio. Creato da Cinzia Berni e Guido Polito la rappresentazione vanta la regia di Nicola Pistoia ed è interpretata da Giancarlo Fares, Andrea Catarinozzi, Stefano Tomassini e Valerio Giombetti. Tre uomini, separati e piuttosto al verde, si dividono un appartamento districandosi tra faccende domestiche, spese al supermercato e una difficile convivenza. I tre casalinghi disperati potrebbero anche riuscire a trovare un equilibrio, se non fosse per il rapporto con le rispettive ex mogli che comunque continua a condizionare le loro vite. L’arrivo di un ospite leggermente bipolare sconvolgerà tutti.