All’Auditorium del Museo degli Strumenti Musicali, per la rassegna, “La parola e le altre”, martedì 10 dicembre, Appunti e visioni dal cinema etnografico, Antropologia e arte, Jan Rouch, l’Africa e Antonio Infantino, racconti e proiezioni con Luigi Cinque, David Riondino, Ludovica Fales e Tommaso Ottonieri.
Al Alle sue origini, siamo nei primi del Novecento, il “cinema etnografico” fu una forma di documentarismo con una tradizione specifica che risale alle origini stesse del cinema. In genere è stato un tipo di documentario realizzato da etnologi, antropologi, musicologi, ma in tempi più vicini a noi abbiamo avuto un fiorire di grandi registi che hanno ibridato la rappresentazione documentaristica con una propria dimensione autoriale, una propria visione. L’elenco è lungo e via via si è definito un genere che, talora impropriamente, va sotto la dicitura di docufilm. Tra i fondatori di questo genere il più noto e luminoso è, da un punto di vista antropologico, Jan Rouch, etnologo, antropologo e regista francese. Fondamentali i suoi contributi all'antropologia visuale. Personalità eccentrica e poliedrica, Rouch si è dedicato allo studio e alla realizzazione di documentari etnografici su alcune realtà dell'Africa occidentale decolonizzata. Con il suo lavoro ha indicato un vero e proprio metodo.
Con lui – e attraverso le sue opere specifiche - si è delineata una esatta definizione dell’antropologia moderna e del suo significato più intimo che è quello del “saper vedere”, di una particolare e profonda forma di sguardo che ha nel tempo influenzato autori vari del calibro (un esempio per tutti) di Werner Herzog.
Ne parlano con Luigi Cinque musicista e regista, David Riondino regista cantautore autore di gran fama, Ludovica Fales giovane regista ed artista multimediale, con esperienza anche come produttrice e assistente di produzione per BBC e Tommaso Ottonieri tra i poeti più importanti del panorama italiano nonché saggista e attraversatore di cinema di poesia.
Il programma prevede la visione critica di “les maitres fous” uno dei film che hanno caratterizzato l’attività di Jan Rouch ed è uno studio sui riti religiosi adottati da certe comunità nere trapiantate nelle grandi città dell'Africa europeizzata, girato in Ghana. A seguire larghi frammenti del Fabulous Trickster – il docufilm pluripremiato del 2018 su Antonio Infantino e i rituali, anche letterari, del Tarantismo dell’Appennino Lucano e un documentario in superotto girato alla festa della Madonna del Pollino nel 1978 entrambi di Luigi Cinque. L’incontro è all’interno della rassegna “La parola e le altre” curata da Luigi Cinque e Tommaso Ottonieri.
INGRESSO LIBERO
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