Libri al Museo torna al Museo di Roma per parlare della Casina del Cardinal Bessarione

Libri al Museo torna al Museo di Roma per parlare della Casina del Cardinal Bessarione

Rientro al Museo di Roma per la rassegna Libri al Museo che, venerdì 4 ottobre alle ore 17.00, proporrà nella Sala Tenerani di Palazzo Braschi (Piazza di San Pantaleo, 10), la presentazione del volume La casina del Cardinal Bessarione tra Medioevo e Rinascimento di Claudia D’Alberto. Ne parleranno al pubblico, in presenza dell’autrice, Ilaria Miarelli Mariani (Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), Gaetano Curzi (Università degli Studi 'G. d'Annunzio' Chieti - Pescara) e Francesco Federico Mancini (Università degli Studi di Perugia).

Libri al Museo è un’iniziativa promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali che ospita in varie sedi museali la presentazione di pubblicazioni dedicate alla storia dell’arte, alla museologia e ai beni culturali. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti. I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

La veste tardo quattrocentesca della Casina del cardinal Bessa rione ha celato l’anima medievale di questo monumento “palinsesto”; anima che invece emerge prepotentemente soprattutto in corrispondenza dei prospetti meridionale e occidentale che restituiscono in modo chiaro il suo articolarsi in due plessi architettonici distinti e ascrivibili a differenti fasi cronologiche. Il primo, quello prospicente l’Appia, costituisce la testimonianza più tangibile del casale agricolo impiantato in corrispondenza del sito cesareo (che già di certo aveva una sua vocazione rurale forse dalla fine del XII secolo) sino almeno dalla metà del Duecento. Di questa tenuta produttiva si è qui ricostruito, per via documentaria, anche la presenza di una torre posta nel versante sud-orientale del complesso, scomparsa sicuramente tra la seconda metà del XVIII secolo e gli anni venti del successivo. L’altro avancorpo, in forte simbiosi strutturale con il precedente, è l’esito della rifunzionalizzazione ospedaliera voluta da Bonifacio VIII e all’indomani della quale fu previsto anche il suo collegamento, tramite vani accessori purtroppo scomparsi, con la torre angolare. Della fase tardogotica resta soltanto una frammentaria Incoronazione della Vergine, ultimo brandello materiale che tramanda, più di ogni altra pittura superstite, le ferite di una storia conservativa complessa e tortuosa che si è in parte restituita attraverso l’analisi della campagna fotografica commissionata al tempo del restauro del Governatorato. Questa, custodita al Museo di Roma, supporta anche una nuova proposta attributiva, a favore dell’entourage del Pintoricchio “Bufalini”, sia dei murali tardo quattrocenteschi della loggia che di quelli del salone d’onore, entrambi testimonianze del patrocinio del cardinal Giovan Battista Zeno. Un monumento, dunque, di grande interesse che ancora oggi, grazie alla rilevanza del suo tessuto archeologico, storico artistico e alla sua invidiabile posizione di cerniera fra l’area archeologica centrale e quella dell’Appia Antica, riacquisterà, si auspica, il prima possibile la centralità che la storia gli ha sempre assegnato.

 

 

 

 

 

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